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Convenzione delle Alpi

arco-alpinoLa Convenzione delle Alpi è un trattato internazionale sottoscritto dai Paesi alpini (Austria, Francia, Germania, Italia, Liechtenstein, Monaco, Slovenia e Svizzera) e dall’Unione Europea con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo sostenibile e tutelare gli interessi della popolazione residente, tenendo conto delle complesse questioni ambientali, sociali, economiche e culturali. Le Alpi, con il loro capitale di biodiversità e le riserve di acqua e legno, sono un ambiente naturale, culturale, di vita e di lavoro per quasi 14 milioni di persone nonché un’importante destinazione turistica che attira circa 120 milioni di visitatori ogni anno. L'Italia é il solo paese ad abbracciare tutto l'arco alpino, dalle Marittime alle Giulie.
I protocolli della Convenzione, 9 in tutto, contengono misure specifiche e iniziative concrete da intraprendersi per la protezione e lo sviluppo sostenibile delle Alpi:
  1. Pianificazione territoriale e sviluppo sostenibile
  2. Protezione della natura e tutela del paesaggio
  3. Agricoltura di montagna
  4. Foreste montane
  5. Turismo
  6. Energia
  7. Difesa del suolo
  8. Trasporti
  9. Composizione delle controversie

A inizio maggio 2012 i protocolli sono stati ufficialmente ratificati (pubblicati sulla Gazzetta), eccetto il protocollo trasporti (articolo), forse su pressione della lobby degli autotrasportatori o forse perché in Italia si vede ancora alla costruzione di strade e autostrade come alla panacea di ogni male e soprattutto della crisi come denunciano sul Corriere della Sera Alesina e Giavazzi (articolo). 

alpi-carnicheIl 17 ottobre 2012, dopo anni d’attesa anche l’Italia ratifica il Protocollo Trasporti della Convenzione delle Alpi, allineandosi così a quanto già fatto da Austria, Germania, Liechtenstein, Francia e Slovenia (articolo). Durante i lavori in aula sul tema è intervenuto il deputato valdostano, Roberto Nicco che ha denunciato come la ratifica "sia stata intralciata ed insabbiata in tutti questi anni. Il documento internazionale, approvato dalla Camera dei Deputati, chiede ai Paesi alpini di impegnarsi a ridurre gli effetti negativi e i rischi derivanti dal traffico nelle Alpi a un livello tollerabile per l’uomo, per la fauna, flora e habitat naturale. Per farlo le nazioni firmatarie dovranno attuare una serie di misure volte a migliorare l’efficacia e l’efficienza dei trasporti al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile e tutelare gli interessi della popolazione residente. Per trovare un equilibrio fra esigenze di mobilità e tutela sanitaria ed ambientale, le Parti contraenti si impegnano ad attuare una gestione razionale e sicura dei trasporti nel contesto di una rete di trasporti integrata, coordinata e transfrontaliera. In tal senso il trattato internazionale suggerisce misure quali il passaggio a vettori con minore impatto ambientale, la promozione del trasporto pubblico locale e il trasferimento del trasporto merci da strada a rotaia.

Dopo la ratifica del protocollo dei trasporti pareva ancora piú insensato insistere nel progetto di raccordo autostradale CimSeGe che è classificabile dalla convenzione come "strada di grande comunicazione" per il trasporto interalpino, e passa in parte in zona inserita nel territorio della convezione. La posizione della Presidente della Regione Serracchiani, contraria alla CimSeGe, risulta quindi in sintonia con la convenzione sottoscritta dall'Italia.

Ecco infatti, per farsi un'idea, cosa dice l'articolo 11 del protocollo trasporti:

Articolo 11
Trasporto su strada
  1. Le Parti contraenti si astengono dalla costruzione di nuove strade di grande comunicazione per il trasporto transalpino.
  2. Dei progetti stradali di grande comunicazione per il trasporto intraalpino possono essere realizzati solo a condizione che:

    1. gli obiettivi stabiliti all'articolo 2, comma 2, lettera j della Convenzione delle Alpi possano essere raggiunti tramite appropriati interventi di precauzione o di compensazione realizzati in base ai risultati di una valutazione dell'impatto ambientale, e
    2. le esigenze di capacità di trasporto non possano essere soddisfatte né tramite un migliore sfruttamento delle capacità stradali e ferroviarie esistenti, né potenziando o costruendo infrastrutture ferroviarie e di navigazione, né migliorando il trasporto combinato o adottando altri interventi di organizzazione dei trasporti, e
    3. dalla verifica di opportunità risulti che il progetto è economico, che i rischi sono controllabili e che l'esito della valutazione dell'impatto ambientale è positivo,
    4. si tenga conto dei piani/programmi di assetto territoriale e dello sviluppo sostenibile.
  3. Dato che le condizioni geografiche e la struttura insediativa del territorio alpino non permettono dovunque un efficiente servizio da parte dai trasporti pubblici, le Parti contraenti riconoscono tuttavia la necessità di creare e mantenere un livello sufficiente di infrastrutture di trasporto che garantiscano il funzionamento del trasporto individuale nelle aree periferiche.


Il 15 novembre 2012 infine è stato firmato il Protocollo con il Ministero dell’Ambiente per il biennio della presidenza italiana della Convenzione delle Alpi. Nel comunicato stampa si legge: "il ministro Clini ha sottolineato che grazie alla presidenza italiana, potrebbe essere avviata una ipotesi articolata per la gestione delle infrastrutture dei trasporti attraverso l’arco alpino", non è chiaro cosa intendesse l'ex ministro dell'ambiente ma speriamo tenesse in considerazione il territorio e non le lobby dei costruttori e dei trasportatori.