Comitato A.R.C.A. - La pedemontana Rivive!

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Good morning Vietnam, good morning flood

Lunedì 12 novembre. Italy.

pn-alluvioneCi siamo svegliati sommersi. Non tutti. Non dovunque, ma tanti, ma un po’ in tutto il nord e a Roma. Che poi non è neppure più una notizia.

A novembre piove. Pare. Pare persino una notizia.
Vi do una dritta: a dicembre nevicherà. Ma tenetevelo per voi.

navi-crociera1Ci sarebbe da ridere se non fosse che intanto a Pisa i Vigili del fuoco si muovono coi gommoni, a Vicenza si teme il replay di un film già visto, in piazza San Marco si spazza via l’acqua dai negozi. Chissà se i turisti fotografano tutto dai ponti delle navi da crociera che transitano in bacino di San Marco come i tram nel centro di Milano. Cacciari! Orsoni! Se ci siete battete un colpo! Perché l’acqua a Venezia c’è sempre stata: siete voi che fortunatamente non ci siete stati sempre. Voi e quelli prima di voi, per dirla tutta.

E siamo arrivati al dunque. Alle responsabilità della classe dirigente di questo Paese. E non solo della classe dirigente politica. Alla responsabilità di quel pantano di interessi politico-economici che governa l’Italia dall’agonia della prima Repubblica fino a oggi. Alla responsabilità di quei politici e di quegli affaristi che hanno legato a filo doppio il reciproco destino. Io faccio gli affari, tu fai i soldi. Io ti pago la campagna elettorale e tu governi. Per me.

alluvioneÈ ora di cominciare a dire che la responsabilità di questo ennesimo allarme è proprio di coloro che dichiarano lo stato d’emergenza dopo aver autorizzato la devastazione del territorio: si è edificato lungo i fiumi e sopra le rogge, si sono cementificati gli argini, si sono tombinati i fossi, si è andati d’asfalto dovunque fosse possibile e anche dov’era impossibile. La Protezione civile, che interviene poi, è la stessa che, saltando ogni legge, decide prima grandi eventi e grandi opere: la cura omeopatica dei disastri.

Questa è gente che piange e dichiara l’emergenza quando piove, ma appena torna il sole si dà da fare con gli appalti per cementificare più che può.
Da vent’anni abbondanti siamo aggrediti quotidianamente dagli slogan sulle grandi opere.

E sarebbe anche l’ora di dirle chiare alcune cose. Primo. Per fortuna sono più chiacchiere che altro: che di queste grandi opere se ne sono fatte meno di quanto annunciato.

ponte-messinaSecondo. Però le chiacchiere sono costate un bel po’, perché senza aver tirato ancora un colpo di piccone, il ponte di Messina ci è costato una manovra finanziaria. Signor Monti! Signor Passera! Signora Fornero! Perché avete rifinanziato la società Per lo stretto di Messina, dove architetti, banche, faccendieri, ‘ndranghete varie e una sessantina di dipendenti si trastullano attorno a un plastico che resterà sempre un giocattolo?

Terzo. Signor Tondo! Signor Riccardi! Perché continuate a menare il can per l’aia attorno a un progetto come quello dell’Autostrada Cimpello-Sequals-Gemona che non si concluderà mai, la cui assegnazione all’impresa costruttrice è fermo dopo due anni dall’apertura delle buste, che non è finanziato né finanziabile?

sarno2Quarto. Perché, se fosse per voi, vorreste ferire ulteriormente un territorio fragile come quello della pedemontana friulana? La guardate mai la televisione o siete troppo impegnati a farvi intervistare? Credete che Sarno sia tanto distante?

Quinto. Perché è necessario che per difendere un territorio dalla minaccia di devastazione ambientale debbano essere i cittadini in prima persona a “farsi partito”, a imporvi l’ordine del giorno della discussione? E poi vi chiedete perché c’è disaffezione nei confronti della politica?

Sesto. Signor Bersani! Signor Alfano! Perché continuate a sbaruffare sulle regole che dovranno essere seguite per votare alle primarie e non provate invece a dirci qualcosa su quale sarà la vostra politica nei confronti dell’ambiente, qualora doveste governare questo Paese? Magari uno di voi qualche voto lo prenderebbe.

Un recente spot pubblicitario di Autostrade per l’Italia termina con lo slogan “Apriamo nuove strade per creare lavoro, per crescere tutti”.
Eh no, cari signori. Le vostre grandi opere sono parte del problema. Non della cura.
N.C.