Comitato A.R.C.A. - La pedemontana Rivive!

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FAQ remunerativo

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Se l'autostrada non fosse remunerativa perché imprese e banche parteciperebbero al progetto?

È ovvio che imprese e banche vedono nel progetto un modo per guadagnarci, nessuno sta dicendo il contrario. E sostenere che l'autostrada non si ripagherà con i pedaggi non significa dire che le imprese o le banche non ci guadagneranno o addirittura ci rimetteranno. Sanno fare bene i loro conti!

Il problema è come li fanno, con quali soldi!  Vediamo dunque di comprendere come funziona il project financing per capire come la nostra tesi non intacchi minimamente le entrate di imprese e banche.

Le imprese che propongono l'opera, Impregilo e altre, si mettono assieme e creano un'altra impresa più piccola detta ATI (Associazione Temporanea d'Impresa), con un capitale sociale molto limitato.

L’ATI chiede in prestito i soldi per finanziare l'opera a una banca o a più banche.

La ATI che finanziariamente e legalmente è un'impresa a sé, distinta dalle società che l’hanno fondata, affida i lavori di costruzione a Impregilo (che sulla carta è una cosa distinta dall’ATI).

I soldi della banca, chiesti in prestito dall’ATI vanno così alla ditta costruttrice Impregilo. Né l’ATI né la banca si preoccupano più di tanto dell'effettivo rientro degli investimenti tramite il pedaggio (che se c'è rappresenta un'ulteriore fonte di guadagno) per i seguenti motivi:

1) Per legge il debito contratto dalla ATI con la banca è un debito fuori bilancio cioè in caso di fallimento la banca può rivalersi solo sul flusso di cassa (in questo caso i pedaggi) e non sul capitale dell'impresa madre. In questo modo Impregilo ha guadagnato i soldi della costruzione dell'opera e, in caso di fallimento dell’ATI, che non riesce a ripagare il debito tramite i pedaggi, non perde praticamente nulla.

2) Per quanto riguarda la banca: il debito viene venduto ad altre banche, istituti di credito specializzati (Infrastructure equity fund, in Italia ve ne sono una quindicina) che, una volta individuata l’opera da realizzare, emettono titoli obbligazionari, bond e li collocano nel mercato, infilandoli nei fondi di investimento che a loro volta banche, assicurazioni, fondi pensione e risparmiatori vari compreranno, allettati dalla promessa di buoni rendimenti e quindi in caso di fallimento dell’ATI nemmeno la banca perde nulla, a rimetterci sarebbero i piccoli investitori!