Lunedì 20 Febbraio 2012 22:04 comitato-arca.it
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Spunti da Il Sole 24 Ore

L’inserto culturale de Il Sole 24 ore di domenica 19 febbraio propone in prima pagina un manifesto “Per una costituente della cultura” che esprime le analisi e le proposte del giornale di Confindustria. Il testo si articola in 5 punti.

  1. Una costituente per la cultura. Si ricorda qui come l’articolo 9 della Costituzione preveda che l’Italia promuova lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Niente cultura niente sviluppo, afferma il manifesto, sottolineando come bisogni superare una visione meramente economicistica della parola sviluppo, incentrata sull’aumento del Pil, indicatore alquanto imperfetto. La crisi dei mercati e la recessione in corso devono indurci a ripensare radicalmente il nostro modello di sviluppo.
  2. Strategie di lungo periodo. Se vogliamo tornare a crescere, afferma testualmente il Sole, dobbiamo pensare a un’ottica di medio-lungo periodo in cui lo sviluppo passi obbligatoriamente per la valorizzazione dei saperi. La cultura e la ricerca innescano l’innovazione e dunque creano occupazione, producono progresso e sviluppo.
  3. Cooperazione tra i ministeri. Oggi si impone un radicale cambiamento di marcia rispetto alle politiche attuate negli anni scorsi di marginalizzazione della cultura e del suo Ministero (chi non ricorda il “con la cultura non si mangia”?). È necessario invece porre la reale funzione di sviluppo della cultura al centro delle scelte dell’intero Governo.
  4. L’arte a scuola e la cultura scientifica. Va incentivato lo studio dell’arte e della storia per rendere i giovani custodi del nostro patrimonio e per trarne alimento per la creatività del futuro. La cultura scientifica è un veicolo prezioso dei valori di fondo che contribuiscono a formare cittadini e consumatori dotati di spirito critico e aperto.
  5. Merito, complementarietà pubblico-privato, sgravi ed equità fiscale. Se da un lato si richiede con forza l’affermarsi di una cultura del merito, dall’altra si invoca la complementarietà tra pubblico e privato in modo non episodico. La complementarietà pubblico-privato può nascere solo se non è pensata come sostitutiva dell’intervento pubblico, ma fondata sulla condivisione.

Quanti spunti interessanti per la nostra discussione sulla Cimpello-Gemona, a cominciare da quest’ultimo punto: la complementarietà tra pubblico e privato può nascere solo se non è pensata come sostitutiva dell’intervento pubblico, ma fondata sulla condivisione. Che tradotto vuol dire che deve essere il pubblico a pensare, a pianificare a occuparsi del bene comune, a decidere se quel territorio ha bisogno di una strada o di una autostrada, o di un sistema di piste ciclabili. E ancora, andando a ritroso: la scienza e l’economia devono essere al servizio del futuro, non dell’incerto profitto di oggi. Un paese come l’Italia può vivere di cultura e di paesaggio se gioca le carte dell’innovazione e della creatività. Costruire autostrade qui è arcaico. E infine abbandoniamo l’adorazione del Pil. Se questo è l’unico parametro economico che consideriamo siamo superati, dimostriamo tutta la nostra arretratezza, dimostriamo di non aver capito che le grandi produzioni industriali vengono attuate ormai in altri continenti. A noi resta la qualità e la bellezza. Ma di qualità e di bellezza si può vivere. Si può vivere meglio. Fa piacere, su questo, trovarci d’accordo con le menti migliori di Confindustria.

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