Domenica 24 Marzo 2013 10:51 comitato-arca.it
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Mortalità per tumore. Adesso gli enti provinciali e comunali approfondiscano!

Le notizie pubblicate in questi ultimi mesi sugli allarmanti aumenti di patologie tumorali dovute all’inquinamento ambientale nella popolazione di Taranto, in gran parte sottaciuti prima delle inchieste giudiziarie che hanno portato purtroppo alla chiusura dell’Ilva, devono far riflettere anche su quello che sta succedendo a Monfalcone e nell’Isontino.

Anche da noi poco o niente si è parlato del preoccupante numero di morti per tumore nella provincia di Gorizia pubblicati dall’Istat nel 2012 e relativi alla mortalità nel 2009. Facendo dei semplici conti basati sul numero di abitanti nel 2009 ossia 69.585 maschi e 73.042 femmine in provincia di Gorizia, 597.575 maschi e 636.504 femmine in FVG, si ricavano dati grezzi complessivi di mortalità per 1000 abitanti davvero sconfortanti. 

Nella nostra provincia [Gorizia] nel 2009 sono morti 750 maschi, la mortalità complessiva dei maschi è stata del 10.8 per mille, uguale a quella della provincia di Udine (10.8), più bassa che a Trieste (13.7), ma più alta che a Pordenone (9.35) e più alta che in provincia di Taranto (9.14). Però se si vanno a considerare le morti per tumore (312 casi), la mortalità dei maschi isontini è stata del 4.48 per mille, ossia di pochissimo inferiore a Trieste (4.57) e decisamente superiore a Udine (3.89), Pordenone (3.37) e perfino Taranto (2.99). In provincia di Gorizia per i maschi si riscontra la mortalità più alta rispetto alle altre 3 province del FVG e rispetto a Taranto per tumori maligni dello stomaco (0.32), del retto (0.20), del tessuto linfatico ed emopoietico (0.30). Siamo di poco inferiori a Trieste per tumori maligni della laringe e della trachea/bronchi/polmoni (1.02 versus 1.09), per tumori maligni della prostata (0.35 versus 0.44), vescica (0.16 versus 0.21). Secondi in Regione, di poco inferiori a Udine per tumori del pancreas (0.27 versus 0.29).  Per le donne isontine va ancora peggio che per gli uomini. Nella nostra provincia [Gorizia] nel 2009 sono morte 877 donne. La mortalità complessiva delle donne è stata del 12 per mille, inferiore a Trieste (15), ma superiore a quella della provincia di Udine (11), Pordenone (10) e più alta anche della provincia di Taranto (8.1). Però se si vanno a considerare le morti per tumore (249 casi) la mortalità delle donne isontine è stata del 3.41 per mille, ossia inferiore a Trieste (4.10), ma ben superiore a Udine (3.02), Pordenone (2.57) e quasi doppia a Taranto (1.91). In provincia di Gorizia per le donne si riscontra la mortalità più alta rispetto alle altre 3 province del FVG e rispetto a Taranto per tumori maligni dello stomaco (0.27), del pancreas (0.34), dell’ovaio (0.15), rene (0.068) e vescica (0.041). Per tumori maligni della laringe e della trachea/bronchi/polmoni, le donne morte isontine sono di poco inferiori a Trieste (0.51 versus 0.54 per mille), molto superiori a Udine (0.32), Pordenone (0.22) e oltre 3 volte maggiori che a Taranto (0.15). Le donne isontine sono seconde solo alle triestine per tumori maligni al seno (0.53 versus 0.74 per mille), circa 1.5 volte in più delle donne di Taranto (0.36).

Certamente questi che ho riportato sono dati molto grezzi che andrebbero analizzati epidemiologicamente e controllati per fattori confondenti come età, stili di vita (alimentazione, fumo), esposizione lavorativa, ecc.  Eppure ne emerge un quadro drammatico.

Ci si chiede qualcuno se ne sta occupando? La ASS2, i vari assessori alla salute e all’ambiente della nostra provincia li conoscono? Come li hanno interpretati, che azioni stanno svolgendo? Perché nessuno ne parla apertamente?  Direi che, come minimo, andrebbero avviate delle indagini epidemiologiche rigorose che scorporassero i dati per zona geografica e vicinanza a potenziali fonti di inquinamento. Si ricorda ad esempio che, oltre all’asbesto, vari inquinanti in special modo diossine, policlorofenoli, benzopirene, metalli come arsenico, cromo, cadmio sono tutti cancerogeni riconosciuti che possono essere immessi nell’ambiente da installazioni industriali quali la centrale elettrica di Monfalcone.

Perché da noi non viene fatto da organismi esterni e indipendenti un monitoraggio continuativo delle emissioni della centrale di Monfalcone e anche delle altre fabbriche presenti sul territorio isontino? Le policlorodibenzo-p-diossine, i dibenzofurani policlorurati e i policlorobifenili sono stati classificati e regolamentati come inquinanti organici persistenti (Persistent Organic Pollutants, POPs) nell'ambito della Convenzione di Stoccolma nel 2004. Il monitoraggio dei POPs è diventato una questione seria in molti paesi a causa dei loro effetti tossicologici e delle implicazioni per la salute. Perfino la Sud Corea ha un piano di monitoraggio continuo dei POPs. In Puglia e a esempio in Belgio la presenza di diossine è stata studiata anche nel latte materno. Questi composti sono fra i prodotti chimici più tossici conosciuti, esibiscono cancerogenicità, immunotossicità, effetti sul sistema riproduttivo (la diossina è stata associata fra l’altro ad endometriosi, a cancro ovarico e del seno nelle donne). I POPs interferiscono sulla regolazione ormonale umana, sono definiti distruttori endocrini, sospettati fra l’altro di causare diabete di tipo 2. Un recentissimo studio tedesco ha dimostrato che l’esposizione a diossina in lavoratori di industria chimica a 23 anni di distanza ha aumentato la mortalità per tutti i tipi di cancro, cancro delle vie respiratorie, dell’esofago, del retto e del seno nelle donne.

Adesso basta!!! Credo che alle cittadine e ai cittadini siano dovute delle risposte, soprattutto prima di eventuali nuove costruzioni di impianti che per quanto moderni non saranno mai a inquinamento zero

Sabina Cauci *

* Biologa dell'Università di Udine